Maledetti rigori. Il Napoli di Spalletti, certamente più forte della Cremonese, li ha sbagliati ed è andato fuori dalla Coppa Italia. Il Napoli Futsal, sempre in Coppa Italia, pur superiore all’Italservice Pesaro, da cui si è fatta rimontare due volte (dal 2-0 al 2-2, dal 3-2 al 3-3), li ha sbagliati e si è “mangiato” l’accesso in finale.A Napoli nun ‘e sapimm’ tirà, è un fatto storico, forse perché siamo emotivi. E se penso ai turni ad eliminazione diretta di Champions ed ai play-off di Futsal che verranno, un po’ preoccupato sono. Ed allora mi sono rivolto ad uno specialista, anzi LO specialista, Gianni Improta, il Baronetto di Posillipo, rigorista glaciale e rinomato, solo con la maglia azzurra – per dire – 11 centri su 12, ed il dodicesimo col Palermo finì sul palo a portiere spiazzato. E non mi sono rivolto a lui solo per i rigori, ma perché Gianni – smesso di giocare – ha fatto il calcettista per diporto, perché fu tra gli organizzatori e gli animatori del torneo di calcio a 5 tra ex calciatori di Serie A e fu il capitano del Napoli Vecchie Glorie. Lo so, perché io c’ero, ed ero il telecronista ufficiale, e le sue partite le trasmettevamo a Canale 21, tanti anni fa. E poi, la cosa più importante: lui a calcetto ci giocava sul suo Virgilio, nientedimeno che con sua Maestà Diego Armando Maradona, che spesso si andava a rifugiare con i suoi fratelli da lui. Insomma, Improta è della serie I LOVE FUTSAL. Infatti le finali di Coppa Italia le ha seguite con attenzione su Sky, ed ha visto il trionfo del Real San Giuseppe, e si è rammaricato dell’epilogo ai rigori del Napoli.Gianni, ma tu che tipo di rigorista eri: aspettavi le mosse del portiere o battezzavi il lato?“Io battezzavo il lato e facevo la finta sul lato opposto, poi tiravo di interno collo secco rasoterra spesso alla sinistra del portiere, che in genere è il lato debole del portiere. Nella porta di calcetto è diverso, devi tirare forte e deciso, possibilmente angolato, cercando di non alzare la palla, perché il portiere occupa in proporzione più spazio, e quindi è più facile il rischio di colpirlo. Diciamo che il rigore di calcetto è più simile a quello di pallanuoto che a quello del calcio, per il tipo di movimento del portiere, che non si tuffa ma cerca di occupare lo spazio. Infatti quelli del Napoli Futsal hanno colpito il portiere del Pesaro due volte. Le caratteristiche principali sono due: tiro secco, basso e angolato e tanta, tanta freddezza. Io ero un freddo, non avvertivo la pressione”.Ma come mai Chiappella affidò a te, che eri il più giovane della compagnia, il compito di tirare i rigori, al cospetto di fuoriclasse affermati come Sivori e Altafini?“Chiappella mi venne a vedere al Torneo di Viareggio dove andammo ai rigori ad oltranza. All’epoca si poteva designare un solo tiratore, non c’era l’obbligo di rotazione come oggi: ed io segnai 6 rigori consecutivi! Appena lanciato in prima squadra, mi designò subito come tiratore dal dischetto, e nessuno dei compagni famosi protestò. Anzi, devo dire che esordii in amichevole proprio a Salerno, quando Omar Sivori alla fine del primo tempo si tolse la maglia numero dieci e mi disse: Gianni, entra, giochi tu. Ed all’inizio ero il tredicesimo uomo, ed entravo a sostituire quasi sempre il grande Kurt Hamrin che ormai aveva un’età. Belle soddisfazioni e bei ricordi”. Torniamo al Futsal: so che tu ami molto questo sport e tifi per lo scudetto del Napoli anche qui.“Ho sempre giocato a calcetto, il calcio a 5 mi piace perché ha un livello tecnico notevole, ed io amo le giocate funamboliche. E poi, ho il campo al Virgilio, è stata sempre la mia seconda passione, e voi non potete immaginare cosa ho visto fare a Maradona su un campo di calcetto. Cose non umane”.Il Napoli Futsal è in crisi, ha sollevato dall’incarico l’allenatore Marin. Che ne pensi?“Nell’arco di una stagione momenti difficili ci sono e sono normali, evidentemente la dirigenza ha pensato che fosse necessaria una scossa. Io, da dirigente di lungo corso, conosco queste situazioni. Se ne esce solo lavorando e lavorando ancora, recuperando autostima. C’è un solo modo però: vincere. Perché l’unica medicina per il proprio ego è la vittoria: vincere aiuta a vincere. Questa è un’annata memorabile: dopo lo scudetto a distanza di 33 anni, c’è una Champions da affrontare ed anche il Napoli Futsal deve partecipare alla festa con il titolo italiano. Quindi auguro alla squadra del Presidente Perugino di rialzarsi e ripartire: è l’anno di Napoli”.Se lo dice il Baronetto c’è da crederci…
