Ieri era domenica e mi rilassavo finalmente dopo una settimana di sofferenza fisica. La bufera era passata. E non mi riferivo solo ai problemi di salute. Mi riferivo alla doppia trasferta della ormai “mia” creatura del calcio a 5 in Sardegna e quella di Bergamo del Napoli di Spalletti. Questa seconda, grande quanto un macigno. I due Napoli vanno a braccetto, dall’inizio di stagione. E guidano la classifica. Ma questi erano ostacoli alti. La squadra sarda del Monastir era appena reduce dalla brillante vittoria di Pescara, che stava correndo da grande del campionato, ed in casa propria è squadra ostica assai. Ed il Napoli Futsal di Serafino Perugino era chiamato a suonare una musica hard rock, come le magnifiche band sotto l’etichetta del Presidente. Il Napoli reduce da Liverpool, alla prima sconfitta (immeritata) di stagione ma con il pass europeo da primo del girone, andava a Bergamo per mettere in scena la “Spallata”, ultima produzione cinematografica di Aurelio De Laurentiis. Tra venerdì sera e sabato ho assistito a quanto manco nelle mie più rosse aspettative potessi immaginare.Il Napoli di David Marin, visto su Futsal TV, ha suonato una “svisata” in faccia ai sardi nel primo tempo da tramortirli letteralmente: 4-0, il Monastir messo a ferro e fuoco, manco fosse “The Burn” dei Deep Purple. Musica aggressiva, elettrizzante: 5-1 a finale, ha scaldato i motori per la nazionale il pianurese Arillo con una doppietta, si è iscritto al tabellino dei marcatori capitan Perugino, e per finire Rafinha e Mancha per non perdere il vizietto del gol. Ancora uno squillo al campionato: 6 su 6, fermate questa rock band se ci riuscite. Siamo nel mondo di Frontiers, signori.Spalletti orfano di Kvara e della sua schiena capricciosa – ma non diteglielo che si arrabbia, come è suscettibile il sor Luciano! – sorprende tutti e schiera a sinistra Olivera ed Elmas, che fa pure il match-winner innescato dal devastante Osimhen, l’uomo-che-fa-tutto-da-solo. Procura il rigore del vantaggio orobico, pareggia salendo di testa in ascensore su assist di Zielo, il polacco talentuoso, poi fa a sportellate con Demiral e – dopo aver abbattutto colossi come Van Dyck e Smalling – si fuma pure il turco atalantino e serve al macedone la palla della vittoria. Meret chiude la porta, il Napoli passa e fa il vuoto dietro di sé, dove lanciano l’asciugamano della resa Inter e Roma che perdono il derby d’Italia e quello capitolino: Inzaghi e Mou, bye bye. Resistono Mau e Corto Muso Allegri, da distanze siderali. Solo il Milan resta più o meno sulla scia solo perché Giroud fa l’acrobata ad un minuto dalla fine con il piccolo Spezia, che ha perso a Napoli e Milano negli spiccioli di gara. Povero Gotti.Mi rilassavo, dicevo, e meditavo: ma chi l’ha detto che le favole sono solo per i bambini? Don Aurelio prese un pezzo di carta senza palloni, Don Serafino fondò una squadra di quartiere. Oggi dominano il Pallone italico. Non sono favole queste? Non sono ancora nonno, ma quanto desidero che un giorno possa raccontarle ai miei nipoti. Con il lieto fine, è logico.