L’editoriale di Chiariello. Mi sono riconciliato con lo sport

In questi giorni ero parecchio amareggiato per quanto stavo vedendo in tv. In mondovisione stiamo assistendo alla Fifa che – in ossequio dei petroldollari – si rende braccio armato della censura ad ogni forma di protesta di rivendicazione dei diritti civili universali dell’uomo, negati in terra araba, e bene ha fatto la ministra tedesca a sbattere in faccia all’emiro vicino di sedia il braccio nudo con la fascia arcobaleno, simbolo dei diritti della comunità LGBT.
Insomma, meditavo tra me e me: ma davvero viviamo in un mondo così insensibile ai diritti umani, al rispetto dell’altrui persona, bisognosi di violenza di ogni tipo: fisica, morale, intellettuale, politica? Non datemi del sognatore, non ditemi che sono un Peter Pan mai cresciuto, ma io amo l’odor dell’erba, lo spirito canforato degli spogliatoi, il frastuono festante dei palazzetti, il caos calmo dei gradoni invasi come nel libro di Veronesi all’ingresso nelle scuole, il tifo sano dei ragazzi ed i loro cori, le canzoni degli stadi, il grido potente del gol, non quello smodato di Adani. Ed amo i fine partita, l’abbraccio sudato tra avversari che hanno dato tutto, se le sono date di santa ragione, ma si rispettano, ci vediamo alla prossima, e la furia agonistica lascia il posto all’amore per lo sport. Amo le bandiere ripiegate e gli sguardi tristi degli sconfitti e le bandiere che sventolano nel giubilo della vittoria, due facce della stessa, meravigliosa medaglia che è lo sport. Oggi a te, domani a me. Abbiamo tutti un blues da piangere, cantavano i Perigeo. Parafrasando, abbiamo tutti una sconfitta da piangere, prima o poi. E’ la legge dello sport e la cultura della sconfitta, più importante della vittoria stessa.
Tutto questo fino a venerdì sera. Mi sono infilato di soppiatto sugli spalti di Cercola per assistere al derby di futsal tra l’incerottato Napoli, reduce dal doppio Ko con San Giuseppe in coppa e Olimpus sui pattini a rotelle a Roma in campionato e privo di Fortino, Pietrangelo e Salas, contro il forte Sandro Abate di Avellino del temibile ex Alex, sbocciato in terra irpina, reduce da una serie di vittorie consecutive.
E mi sono riconciliato con lo sport. Bandiere, frastuono, tifo, aria pulita, come piace a me. Rispetto e signorilità. Tanti ex in campo, a cominciare dall’allenatore ex Napoli dell’Avellino. Primo tempo da 0-0 molto contratto. Poi l’esplosione: uno-due-tre con l’apoteosi del gol di Mateus che se li scarta tutti ma proprio tutti per poi volare nell’abbraccio dei compagni del Napoli che dilaga fino al 6-0. Io mi tengo gli occhi felici di Arillo, bomber implacabile, e l’abbraccio con Nando Perugino, un difensore superbo, e la stretta di mano con Massimo De Luca, tornato a Napoli per vincere. Il Napoli allunga su Roma che si salva in trasferta, ma aspetta la Feldi Eboli che si è fatta onore in Champions e si fa sotto in campionato. Appuntamento a sabato per una nuova festa dello sport. Altro derby, altro giro. E mi raccomando, che l’aria resti pulita, una sana boccata d’ossigeno in questo mondo dello sport lordato da tanti interessi e violenza.

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